Viveva e lavorava a Gerace (Rc), insigne paese medioevale affacciato sulla Costa dei Gelsomini, in Calabria. L'artista, da un unico ammasso argilloso insignificante, toglie il superfluo per fare rimanere il suo mondo interiore; immagini che si concretizzano in una apoteosi ritrattista prevalentemente canuta. Dalla creta prendono forma figure che non concedono nulla alle illusioni sulla vita: lo sguardo fisso nel vuoto del vecchio de "L'inutile attesa","I contadini che tornano dai campi","Donne che dipanano la lana","Il beone", opera lasciata nella forma grezza della creta. Nelle sue sculture l'artista sfoga la tensione emotiva che lo pervade e ci rende partecipi della lotta che le sue creature combattono contro un destino che le vorrebbe eternamente schiave dell'arroganza. Lo sguardo dei personaggi e' intriso della malinconia di una"Umanità dolente", meno quello del bambino, illuminato dalla serenità e dalla speranza.
BOTTEGA
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Ettore Scoleri
viveva e lavorava nella sua
Gerace (RC) - Italy
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Addio ad Ettore Scoleri, ex maestro elementare ed artista dei nostalgici ricordi
9 marzo 2017 16:22 | Danilo Loria
“La Città di Gerace ha dato l’ultimo saluto all’artista, ed ex insegnante, Antonio Ettore Scoleri. Fra qualche mese avrebbe compiuto 94 anni ben 85 dei quali vissuti con e per l’arte, uno dei suoi amori indistruttibili insieme con quello per la famiglia, per la sua Gerace, per l’insegnamento, per l’amicizia. Amministratore del Comune di Gerace negli anni 50; ex Vice Giudice Conciliatore, uomo di Partito (ex PCI), abbandonò la politica non appena si accorse che gli ideali non erano più che solo un lontano ricordo. Figura classica del “vecchio maestro” elementare, andato in pensione dopo ben otto lustri trascorsi dietro una cattedra, impegnato ad educare ed a formare – per la vita e per la professione – centinaia e centinaia di bambini, oggi padri e madri di famiglia, apprezzati professionisti. Ettore Scoleri, più conosciuto col suo secondo nome, aveva festeggiato le “nozze di platino” con l’arte avendo superato di gran lunga i 75 anni di…”matrimonio” con la sua compagna prediletta: un amore nato, costruito ed alimentato da tele, pennelli, argilla e tanto sentimento. Notissimo in tutt’Italia ed all’estero proprio per le sue preziose sculture in creta (centinaia le esposizioni, i premi, le mostre), l’artista- dopo un’esistenza vissuta a Gerace, sua città natale, negli ultimi anni- dopo la prematura scomparsa della moglie- trascorreva le sue giornate nella vicina Siderno, nella casa di una delle sue quattro figlie, particolarmente accudito e seguito dalla nipote Eliana.
Scoleri aveva incominciato a plasmare timidamen te l’argilla già all’età di nove anni, imitando il padre Bruno, un fabbro che, durante il tempo libero, dava sfogo al suo estro creativo passando dalla durezza del ferro alla duttilità dell’argilla con la quale preparava i “pastori” che avrebbero “animato” il Presepe, un vero e proprio rito, una tradizione che il Maestro Ettore, benché sempre professatosi ateo, riproponeva ogni anno per la venuta del Messia. Un animo “nobile”, quasi fanciullesco, il suo, pronto ad aggrapparsi ai ricordi, ai “sogni”. A volte la nostalgia prendeva il sopravvento, appesantita dai tormenti di un artista, di uno scultore dell’argilla che da sempre trasfondeva nelle sue opere i sentimenti e le esperienze realmente vissuti nella sua Gerace, tra la sua gente. Principi, valori cui il “Maestro” è stato da sempre legato a filo doppio. “Vecchi che raccontano”, “Donna che fila”, “Donne alla madìa”, “L’emigrante”, “Lo strillone”, “Maternità” e tanti altri ancora. Sono i titoli, i temi delle crete dell’artista geracese. Opere tutte ancor oggi da ammirare, da osservare in religioso silenzio; così come in silenzio, in punta di piedi, all’Ospedale di Locri dove era stato ricoverato, se n’è andato Ettore Scoleri; educatore ed artista, geracese. Di Lui oggi restano gli insegnamenti, le lezioni di vita, il fascino contagioso delle sue sculture. Le opere fittili continueranno a “raccontare” la sua Gerace, i suoi affetti, i suoi ricordi, i suoi amici. E’ la magia, la potenza dell’arte; che riesce a raccontarci qualcosa, a nobilitare quei sentimenti di cui Scoleri, nella sua bottega d’arte di Via Duomo, è stato un vero cantore“. E’ quanto scrive in una nota Emanuela Ientile, presidente del Club per l’Unesco di Gerace.
L’uomo che faceva cantare l’argilla
Lun, 03/04/2017 - 19:40
Gerace ha reso l'ultimo saluto al grande scultore Antonio Ettore Scoleri, il professore che amava gli ultimi.
Tratto dal giornale per gli italiani in Canada: “Grandangolare”
Il Maestro per antonomasia. Uomo di formazione, educatore e insegnante di decine di generazioni di alunni. Uomo d'arte, creatore di sculture che hanno fatto epoca e che resteranno nella storia. In queste poche righe emerge la sintesi perfetta della grandezza intellettuale e artistica di Antonio Ettore Scoleri, scomparso qualche settimana fa nella sua Gerace, il meraviglioso borgo della Locride, vanto della Calabria nel mondo. E vanto di questa terra il professore è stato in molti angoli del mondo.
Gerace ha protetto e amato uno dei suoi figli più illustri, e lui, uomo mite e appassionato, fuori dagli schemi delle sciocche convenzioni e aperto alle esperienze innovative e oneste, ha ricambiato, rifiutando il canto delle sirene, che lo avrebbe portato su prosceni da premio oscar.
Non gli interessava frequentare i salotti televisivi nazionali (non ci pensava nemmeno in verità, essendo un uomo dolcemente riservato), ma intellettuali e capitani di industria hanno fatto visita nelle stanze del suo vero impero, il laboratorio-studio di Gerace. Non era certo uomo di natura stanziale, aveva viaggiato molto, ma la sua base di vita e di azione è sempre rimasta la città dello sparviero, dove ha vissuto con sua moglie, scomparsa qualche anno fa, e con la quale ha cresciuto quattro figlie, oggi stimate professioniste. Erano il suo orgoglio: “Io adoro le mie figlie”, amava ripetere, quando si parlava di famiglia e valori.
Antonio Ettore Scoleri faceva parlare l'argilla. Si, avete capito bene, le sue opere scultoree nascevano da questo elemento povero delle terra. L'argilla è di per se difficile da lavorare, ma le sapienti mani del professore non conoscevano limiti. Sotto la sua opera, questa materia prima acquisiva forme e contenuti. Autentiche meraviglie trovavano genesi in quel lavoro che sapeva, pur nella consapevolezza della grandezza artistica, di artigianalità. Quella che non tradisce mai, che esalta il genio e nel contempo lo preserva dalle tentazioni dell'autoreferenzialità.
Scrivendo di Antonio Ettore Scoleri, abbiamo anche questa certezza: egli autoreferenziale non è mai stato. Certo difendeva, giustamente, la sua opera, si lanciava nei confronti dialettici sui temi dell'arte, era coscientemente concorrente, ma mai un gesto di agonismo eccessivo. Mai, utilizzando la metafora calcistica, un tackle irregolare. Solo l'impegno e il lavoro, alimentate dall'ispirazione che nel Maestro non ha mai conosciuto pause. E la ricchezza delle produzioni è li a dimostrarlo.
Sempre vivo e attento, sempre vigile sulle dinamiche di una cultura, spesso mortificata dai bizantinismi degli ignoranti. Insomma, un uomo di talento e di profonda intellettualità, un po mitigati dal disincanto che proveniva dell'esperienza e della saggezza. Non era un pessimista, sia chiaro. Era un realista Antonio Ettore Scoleri. Conosceva le fonti dolci e poetiche della vita e le esaltava nelle sue opere, ma sapeva anche quanto fosse profonda la pochezza di molti uomini. E da illuminato docente-aveva tra l'altro ricevuto una importante onorificenza dal presidente della repubblica nel 1975- ai suoi alunni insegnava, non a caso, a praticare il principio dell'equità sociale.
“Non siate superbi-diceva ai suoi ragazzi- con chi è povero. Accoglietelo e vogliategli bene”.
E' stato bello che uno dei suo studenti, il giorno dei funerali, celebrati nella millenaria cattedrale di Gerace, abbia ricordato le parole del Maestro. Segno che non sono volate col vento. Anzi, sono rimaste, come pietra inamovibile, nella coscienza collettiva di tutti.